Il Cherubini lo scrive come “cazzoeura”; il dizionario milanese a cura del Circolo Filologico Milanese scrive invece “cazzoeula”. Nel parlato quotidiano si è poi affermata l'ultima versione

Corrispettivo lagunar-paludoso-vallivo dell’acciuga tirrenica, nei secoli è stata a tutti gli effetti
un “pane del mare”, per molti risorsa vitale prima che gastronomica.

Un appezzamento a 518 metri di quota, tra vigneti collinari coltivati a Nosiola e Mueller Thurgau davanti alla cima Cornetto, un tentativo di semplice applicazione di sagacia rurale.

Storia di una ricetta milanese, e di una signora che deliziava l'intero palazzo con gli effluvi della sua cucina. Il profumo del brodo si sentiva già sulle scale, non si può fermare.

Un panino soffiato, molto croccante, leggero, che ricorda un fiore. Ma a Dolceacqua èanche un manifesto della liberazione della donna che risale al 1300. Una leggenda straordinaria.

Naturalmente è il rosso il colore dominante, ma dentro quell’edificio del 1903 incastonato nella più grande costruzione del 2008 degli architetti Mario Botta e Giancarlo Marzorati a Sesto San Giovanni c’è uno...

Ci divide solo l’Adriatico, figli dello stesso cielo e dello stesso mare. E anche nel cibo tanti ingredienti comuni ai paesi che affacciano sul Mediterraneo.
Magari serviti e mescolati in maniera diversa.

Negli anni Ottanta l'autore, sfogliando la più importante rivista italiana di cucina, decise di imparare a preparare in casa le uova di cioccolata. Storia dei primi tentativi, e dei primi successi.

Detta anche 'nduja di mare' nella sua versione originaria è una conserva a base di bianchetti di acciughe o sardine, sale, peperoncino dolce e piccante, e semi di finocchio selvatico.