15 aprile 2022

L'UOVO DI COLOMBO

di LUIGI EPOMICENO .

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La ricorrenza pasquale cristiana ha come fulcro il simbolismo della morte e della risurrezione.

L’associazione uovo-rinascita probabilmente è stata presa dalle osservazioni fatte delle schiuse degli animali del tempo: uccelli, tartarughe o rane. L’uovo, dando origine alla vita, poteva ben simboleggiare la risurrezione.

A Nicea, in quei tempi, le nozioni della riproduzione erano sconosciute e la parola dogma conteneva le spiegazioni di tutta l’esistenza.

Che l’uovo porti con sé un pieno di mistero lo si intuisce già dalla formulazione del prìncipe di tutti i dilemmi, quello dell’uovo e della gallina.

Quel guscio calcareo, per quanto fragile e sottile, di fatto ha un’importanza fondamentale per l’esistenza su questo pianeta: divide la vita dalla non-vita.
Da piccolo avevo un certo timore nel rompere un uovo che era rimasto qualche giorno in più nel frigo; ero convinto che dentro avrei trovato un pulcino mezzo formato.


Ignoravo.


(La schiusa di uovo di gallina - foto di Massimiliano Di Giovanni)



Nel percorso evolutivo partito qualche milione di anni fa, si arriva a un punto in cui la riproduzione diventa anche sessuata.

Sebbene già questo abbia del meraviglioso, non paga del risultato la Natura ha proseguito nel suo percorso evolutivo differenziando dove l’embrione avrebbe potuto e dovuto svilupparsi: dentro o fuori il corpo della generatrice.

Chissà per quale ragione evolutiva, alcuni animali sono stati dotati della possibilità di riprodursi in entrambi i modi!

La crescita dell’embrione che termina fuori dall’organismo si chiama oviparità, dentro il grembo materno è viviparità, e, come potete intuire, la soluzione ibrida si chiama ovoviviparità.

Semplice, vero?

Neanche per sogno.

Se guardiamo i pesci, quando una femmina rilascia le sue uova in acqua queste vagano in attesa di essere fecondate dagli spermatozoi del maschio: il caso della fecondazione esterna). Il risultato è del tutto casuale e il successo della fecondazione dipende unicamente dall’incontro uovo-spermatozoo. Se questo incontro non avviene uovo e spermatozoo non possono sopravvivere, e si perdono senza alcun esito riproduttivo.

Senza entrare nella dinamica delle popolazioni, quando tra i pesci una femmina depone centinaia o migliaia di uova e il maschio altrettanti spermatozoi, alla fine qualche uovo e spermatozoo dovranno pur incontrarsi!

L’evoluzione ha portato la riproduzione a livelli anche più sofisticati e molti animali più complessi (soprattutto i vertebrati, ma non solo) hanno sviluppato metodi di fecondazione meno casuali, aumentando di conseguenza i tassi di successo degli sforzi riproduttivi; ma, come sappiamo, la fecondazione è solo uno dei primi passi del processo.

Le cose si complicano (assai) quando si parla di crescita e sviluppo dell’embrione.

Innanzitutto bisogna specificare che l’uovo deposto è il risultato di appena una fase del processo riproduttivo che potremmo raffigurare, con molta semplicità, con questi diversi passaggi: 1) le cellule destinate a diventare uovo si formano; 2) l’uovo inizia a svilupparsi in attesa di essere fecondato e si avvia al suo destino; 3) se il processo è oviparo si forma l’uovo munito di protezione nonché del nutrimento interno che servirà per lo sviluppo dell’embrione, altrimenti, per i vivipari, l’uovo resta all’interno del genitore; 4) per gli ovipari l’uovo verrà espulso e, se fecondato, l’embrione si svilupperà all’interno dell’uovo, mentre per i vivipari l’embrione è trattenuto all’interno del corpo genitore per poi essere liberato solo in seguito, una volta terminato il suo sviluppo prenatale.

La nutrizione, nelle sue varie forme, è il chiodo fisso della Natura e la sua ricerca è il leitmotiv dell’esistenza. Che sia acqua, ossigeno o proteine ogni essere vivente è spinto istintivamente a cercare di nutrirsi.

La differenza tra oviparità e viviparità è proprio qui: l’embrione che si svilupperà nell’uovo dove trova il suo nutrimento?

Se due uova al tegamino sono una prelibatezza da inserire in un menù di ristorante a 5 stelle, figuriamoci cosa provano gli animali che non fanno altro che predare quelle deposte qua e là sopra o sotto terra, nell’acqua o attaccate alle foglie delle piante.

L’interno dell’uovo è nutrimento per l’essere che sta fuori, ma soprattutto per quello che sta dentro.

E il guscio? L’avanzo del banchetto?

A sua volta svolge un ruolo fondamentale nella riproduzione. Attraverso esso avviene la respirazione e altresì funge da involucro protettivo. Tuttavia, perché niente è lasciato al caso, un guscio troppo duro protegge certamente di più ma rende più difficoltoso lo scambio con l’esterno, e uno sottile sebbene lo faciliti, rompendosi troppo facilmente risulterebbe meno protettivo. Addirittura un guscio troppo duro potrebbe non rompersi affatto, intrappolando il nascituro e rendendo vano tutto il processo di riproduzione.

Le dimensioni dell’uovo rispetto alla corporatura della genitrice possono rappresentare un peso non indifferente, rendendo il suo movimento piuttosto difficile e lei piuttosto vulnerabile ad essere predata. La riproduzione ovipara ha i suoi vantaggi da questo punto di vista.

Nei mammiferi, a cui appartiene il genere umano, è vero il contrario. L’embrione si sviluppa in modo più riparato ma, se pensate ad esempio alle condizioni di vita del genere umano di 20.000 anni fa, la gestazione richiede uno sforzo fisico non indifferente, il cui esito è incerto.

E così nel gioco randomico della Natura si sviluppano le specie ovovivipare, esseri capaci di seguire una strada riproduttiva che ha entrambe le caratteristiche: l’uovo rimane nell’organismo genitore come nei vivipari, ma non viene nutrito da esso, come negli ovipari.

Ovviamente la soluzione comporta i vantaggi e svantaggi di entrambi i metodi.

Tuttavia la “scelta” di quale metodo seguire non è né razionale, se così si può dire, né tantomeno univoca, ovvero una o l’altra strada.

Si spiega con la genetica.

Nel caso del cavalluccio marino, unica specie in cui avviene, le uova della femmina vengono deposte, fecondate, custodite e nutrite nel ventre del maschio. Succede perché il maschio attiva gli stessi geni attivati dalle femmine vivipare.

Più curioso è il caso di una piccola lucertolina dell’Australia, la Saiphos equalis. In bassa quota è ovipara e ad alta quota diventa vivipara. E ancor di più, si è verificato il caso straordinario (non procurato) di una femmina che nella stessa occasione ha deposto 3 uova (oviparità) e dato alla luce un esemplare vivo (viviparità).

(Saiphos equalis - foto da ourwildlife.com.au.
Oltre alle dimensioni notate la presenza delle quattro cortissime zampe )


Se nella oviparità e viviparità vengono attivati geni diversi, nel caso della lucertola Saiphos equalis vengono attivati gli stessi geni in entrambi i casi, e ciò sta lasciando ipotizzare che la specie si trovi in uno stato evolutivo transitorio, il cui esito, assolutamente incerto, nel tempo può andare in una o l’altra direzione.

Mi piace pensare a questo esempio come la spiegazione (in termini assai semplici, e per noi non addetti) dell’evoluzione.

Se la Saiphos equalis è davvero in questa fase evolutiva transitoria, nel corso dei prossimi secoli (decine, centinaia, migliaia?) il suo processo riproduttivo si perfezionerà e potrebbe seguire una strada piuttosto che l’altra, così come potrebbe rimanere com’è o addirittura seguirne un’altra ancora.

Il mistero è tutto da scoprire.

L’uovo, come avete appena appreso, è il germe iniziale della vita. Non è fuorviante dire che ogni essere vivente proviene da un uovo.

Gli antichi Egizi raffiguravano l’uovo come principio di ogni cosa. I Romani, sulla scia degli Etruschi, attribuivano all’uovo un potere di purificazione mentre la cultura greca poneva l’uovo come un simbolo di Bellezza e perfezione.

La vita contenuta nell’uovo si evolve, nel mondo cristiano, in una delle tre virtù teologali, insieme alla fede e alla carità. L’uovo viene visto come la speranza di una vita nuova che si schiuderà, e come la speranza di fatto è qualcosa che deve ancora realizzarsi, l’uovo è qualcosa che deve ancora diventare pulcino.

EÈ naturale quindi elevare l’uovo a simbolo di ciò che verrà, appunto la Speranza.

La liturgia della Pasqua cristiana si poggia sulla vita dopo la morte, la rigenerazione futura, la resurrezione dell’Uomo. Sin dal Medioevo, il rito pasquale includeva la benedizione delle uova e in molte chiese europee, nel giorno di Pasqua, era normale trovare sull’altare uova di ogni genere e colore.

“L’uovo di pasqua” odierno ha origini mistiche e spirituali molto antiche, e non certo commerciali.

Tra le varie uova che la Natura offre, l’uovo considerato più prezioso era quello dello struzzo, la più grande delle uova. (Un uovo di struzzo può equivalere a circa 20 uova di gallina). La sua preziosità non era solo una questione di dimensione.


(Uovo di struzzo in relazione a esemplari di altri volatili - foto da Conad.it)


L’uovo di struzzo era considerato il più bello per la perfezione della sua curvatura.

Ma ad intrigare le menti esoteriche era la natura stessa dello struzzo.

Una volta che la femmina depone l’uovo è il maschio a pensare all'incubazione. Le compagne lo sostituiscono solo eccezionalmente. E’ facile che le uova, soprattutto durante le ore più calde del giorno, vengano ricoperte di sabbia e abbandonate affinché il loro sviluppo si compia per effetto del calore naturale generato dal sole.


(Crocifisso ligneo del XIV secolo – Cattedrale di Burgos. Notate le tre uova di struzzo ai piedi del Cristo)

Il simbolismo associato ha del fantasioso.

La madre abbandona l’uovo per seguire obiettivi terreni come il proprio nutrimento o accoppiamento. L’uovo abbandonato dovrà affrontare ogni difficoltà da solo per arrivare al momento della schiusa e iniziare la sua (nuova) vita. E’ come se fosse ri-nato - origine del nome Renato- ovvero, risorto.

Altra curiosità è come l’uovo, simbolo della vita, venga affiancato alla morte, come testimoniano molti riti funebri antichi. Uova e gusci rotti sono stati trovati in molte catacombe e sembrerebbe quasi che l’uovo sia stato usato come una sorta di talismano funzionale alla resurrezione.

In quest’ottica l’uovo è divenuto l’emblema del Salvatore e benedetto.

Ma quando si parla del Bene non possiamo ignorare il Male.

Sappiamo che nel simbolismo religioso il serpente era una delle sembianze del diavolo. Il serpente è un rettile e le antiche credenze e superstizioni attribuivano alle uova dei rettili ogni male possibile: foriere di morte e sventura, se l’uovo di struzzo è l’emblema del Salvatore, quello di rettile era l’emblema del Demonio.

E da lì il passo alla magia e al satanismo è molto breve.

Di fenomeni misteriosi la Natura ce ne offre milioni. Sia che puntiamo lo sguardo in alto nel buio del cielo stellato o in basso nell’ottica di un potente microscopio, le domande che ci poniamo sono molto più delle risposte che ci diamo.

Chissà se mai scopriremo se è nato prima l’uovo o la gallina.



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