DENTONE
“Aspettate qui, vado a fare una ricerca sui database
governativi,” ci disse il medico che ci ha assistito.
“Torno subito.”
Io e mia moglie ci guardammo, confusi.
Un database governativo ci suonava come un
archivio sinistro della CIA o del FBI.
Era il 1988.
Un’estate torrida a Chicago, forse tra le più calde del
secolo scorso.
Quella mattina ero impegnato, mia moglie invece
gironzolava per il campus dell’Università di Chicago, in
attesa che il suo moroso (poi diventato marito) la
raggiungesse. Attorno a mezzogiorno, mi incamminavo per
raggiungerla nel Quad centrale del campus, quello dove
il liberista Von Hayek visualizzò la mano invisibile
di Adam Smith (¹).
Lei era seduta su una delle
panchine e notai che si teneva stretta il dito indice
della mano destra, e mentre mi avvicinavo mi gridò: “Mi
ha morso uno scoiattolo!”
Incredulo, guardai attorno
per identificare il responsabile, ma ne vidi almeno una
decina saltellare in ogni direzione sul prato. Altri
erano arrampicati con le quattro zampe spalancate sui
tronchi delle immense querce.
Da piccolo sono cresciuto circondato da scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis) e Chipmunk (scoiattoli striati della famiglia degli Sciuridi, piccoli animaletti roditori che stanno nel palmo di una mano), ma non sono mai riuscito ad avvicinarmi a più di un metro da loro. Diffidenti e forse spaventati, appena si cerca un contatto sono già lontani.
(Esemplare di Eastern Chipmunk Tamias striatus - foto da nycgovparks.org)
Mia moglie invece ha il dono di parlare con gli
animali. Alla sua presenza passerotti, cani e gatti e, a
quanto pare, anche gli scoiattoli non scappano, anzi si
avvicinano come gli uccelli a San Francesco.
“Come
hai fatto?” chiesi, sempre incredulo. “È tutta la
mattina che sto dando arachidi agli scoiattoli. Uno è
salito sulla panchina. Ho allungato la mano per
accarezzarlo, mi ha preso il dito con le manine e ha
morso la punta dell’indice.”
Evidentemente l’odore
delle noccioline le era rimasto sul dito e il piccoletto
deve aver scambiato l’unghia per una nocella.
(Sciurus carolinensis o scoiattolo grigio)
Il dito indice ha parecchi vasi sanguigni, per cui il
taglietto ancora perdeva sangue. Sapevo che anche gli
scoiattoli possono trasmettere malattie, per cui andammo
al vicino Pronto Soccorso, dove un giovane dottore in
addestramento nella Medical School ha provveduto alla
medicazione.
Volendo sapere la dinamica
dell’accaduto, rimase anche lui sorpreso nel sentire
cosa avesse procurato il taglio.
"È raro che accada,
ma essendo un animale selvatico è bene verificare."
Si alzò e prendendo l’uscita dell’ambulatorio ci avvertiva
dove stesse andando.
Al ritorno, ci confortò con
un sorriso. "Nel database negli ultimi 4 anni risultano
appena 3 casi in tutti gli Stati Uniti di scoiattoli
grigi (Sciurus carolinensis) che hanno morso umani e in
nessun caso è stata trasmessa la rabbia".
Le nostre
facce (bocca e occhi spalancati) esprimevano il detto
genovese “me tuccu se ghe sun!” (mi tocco per essere
sicuro che sono sveglio). Non capivamo qual era
l’incredulità maggiore: l’essere morsi da uno
scoiattolo, l’esistenza di un database del genere per
quell’epoca fantascientifico, oppure l'essere scampati
alle grinfie di una animale rabbioso!
Con un “Thank
you so much” uscimmo dall’ambulatorio, e da allora
osserviamo ogni scoiattolo a debita distanza.
Senza ombra di dubbio gli scoiattoli destano
curiosità e tenerezza. Saranno gli occhi enormi, la coda
folta, come mordicchiano le noccioline o come le stipano
nella bocca o forse tutte queste caratteristiche
messe insieme che suscitano, in chi li osserva, una
simpatia che li colloca in alto nelle liste di
gradimento di bambini e adulti.
Pochi sanno che anche
loro sono meraviglie della Natura. Di 2.500 specie di
roditori, 292 sono scoiattoli (Sciuridi) e due di
queste sono a rischio critico, 16 minacciate e 15
vulnerabili!
Ma partiamo dall’inizio.
Innanzitutto
gli scoiattoli sono roditori, e i roditori comprendono
circa il 43% di tutte le specie di mammiferi oggi
esistenti sul pianeta Terra. Per darvi un’idea di quanti
sono, solo per gioco, se da tutti gli animali a sangue
caldo togliete gli uccelli, il 43% di quel che rimane
sono roditori.
Credetemi, il numero è grande!
Lo scoiattolo della nostra avventura appartiene a quella categoria (non scientifica) di scoiattolo da campus oscoiattolo da parco. Non perché rappresenti una specie diversa, ma più perché trovandosi in ambienti frequentati da umani è abituato alla presenza dell’uomo e quindi più facile da osservare e studiare rispetto ai cugini in natura.
Dello scoiattolo vi sono alcuni elementi nel corpicino che non passano inosservati, a partire dalla folta coda, uno strumento per lui essenziale per vari scopi, e che lo rende inconfondibile rispetto agli altri roditori.
Abbinata ad altre parti del corpo, alle orecchie, al pelo sul collo, al movimento delle zampe anteriori, o a versi sonori, fa parte di un complesso sistema di comunicazione che adotta per trasmettere aggressività o sottomissione, contentezza o frustrazione.
Con del cibo tra le zampe anteriori e mentre con gli incisivi sgranocchia una ghianda o un biscottino furtivamente sottratto o trovato tra i fili d’erba, noterete un movimento rotatorio limitato della coda che esprime una soddisfazione, mentre se dovesse avere per le zampe, ad esempio, una noce vuota lo scoiattolo esprimerebbe la sua frustrazione con un movimento rotatorio più ampio, segnalando ai compagni qualcosa che non va.
In Natura, questa specie si trova molto in basso
nella catena alimentare, possibile preda di tante altre
specie: rapaci carnivori, linci, volpi e lupi. Insomma,
dall’alto o dal basso, lo scoiattolo è nella mira di
qualcuno. A volte anche dell’Uomo.
Il frenetico
saltellare che compie e la facilità con cui si arrampica
sugli alberi sono gesti usati sia per difendersi dagli
attacchi di inseguitori sia per confondere eventuali
predatori. La stessa tattica viene usata nel seppellire
i suoi ritrovamenti di cibo.
Questa tattica è stata
notevolmente studiata, riscontrando che il metodo segue
una logica identica a quella che noi seguiamo quando
riponiamo negli armadietti in cucina la nostra spesa:
detersivi da una parte, biscotti dall’altra, piatti e
bicchieri in un altro pensile. Lo scoiattolo nasconde il
suo cibo in base a preferenze, qualità e varietà.
La prima minaccia che deve fronteggiare è quella dei
suoi consimili. Gran parte delle ghiande che nasconde
viene maltolta da altri scoiattoli che l’hanno seguito
oppure che hanno odorato il bottino sotterrato. EÈ facile
che una volta sotterrato il cibo lo stesso scoiattolo
ritorni dopo per riprendersi il tesoro E nasconderlo
altrove, lasciando il suo concorrente, letteralmente, a
bocca aperta nel tentativo di furto.
La stessa bocca
aperta che ha il cane ai piedi dell’albero su cui lo
scoiattolo si è frettolosamente arrampicato per sfuggire
al suo inseguitore. Il cambio repentino di direzione che
compie, mentre scappa, confonde l’inseguitore e se si
mappano i suoi passi è evidente che il percorso seguito
è sempre diretto verso l’albero più vicino dove trovare
rifugio.
Un’altra peculiarità degli scoiattoli è la
loro dentatura. Gli incisivi pronunciati usati per
rosicchiare il cibo (ghiande, bacche o semi) hanno lo
smalto sull’esterno e la dentina verso l’interno, che
consente loro di avere i denti sempre ben affilati.
Rivolti verso l’interno, questi denti sono del tutto
privi di radice, e vengono consumati dall’uso continuo.
Dopo gli incisivi, mancano del tutto i denti canini
mentre i premolari e molari possono essere del tutto
assenti, oppure ridotti in numero, in quanto non hanno
grandi esigenze di triturare il cibo. Oltre al vuoto
creato dal diastema (lo spazio esistente tra gli
incisivi e i denti posteriori) e aiutati dall’elasticità
delle guance, si creano delle tasche che servono
all’animale per accumulare maggiori quantità di cibo da
portarsi nella tana. Pensate (non mentite!) a quanti
confetti o caramelle avremmo potuto nascondere in bocca
da piccoli se avessimo avuto le tasche che hanno gli
scoiattoli!
Ovviamente stipato un grande numero di
ghiande in questa tasca facciale, la strategia di
immagazzinaggio è finalizzata ad avere una scorta a cui
attingere in altri momenti. Senza registri o software
adatti, come fa a ritrovare l’articolo giusto?
Considerate che gli scoiattoli vivono in aree boschive,
e sappiamo che nei mesi invernali il terreno è ricoperto
di foglie secche, rami e altro cascame tipico della
stagione. In molte zone il terreno è anche ricoperto di
neve. L’insieme di questi elementi rende molto difficile
se non impossibile il ritrovamento del cibo nascosto
utilizzando solo l’olfatto. Il ritrovamento avviene con
la memoria. Lo scoiattolo infatti è in grado di
ricordarsi non solo dove ma anche cosa ha nascosto,
ripercorrendo una mappa mentale dei nascondigli a
seconda delle esigenze e del tipo di cibo nascosto.
La specie grigia, nativa nel Nord America, fu introdotta
in Europa nel periodo vittoriano per popolare le grandi
abitazioni nobiliari di campagna. In Italia furono
introdotti in Piemonte nel 1948 e successivamente in
altre aree. Essendo più grande della specie rossa
(Sciurus vulgaris), originaria dell’Europa del nord, non
è un caso che abbia dominato su quest’ultima
rappresentando una seria minaccia per la sua
sopravvivenza.
((Scoiattolo rosso - foto di NoBadFotos))
Ignari a suo tempo degli effetti dell’introduzione di
una specie aliena sugli equilibri naturali, oggi sono
numerosi i tentativi di ri-popolamento della specie
rossa. Tentativi inutili se non vengono considerate le
piante preferite dalle due specie: conifere per
il rosso, alberi a foglia larga il grigio. Come dire che
rilasciare esemplari di scoiattoli rossi in un bosco di
querce non darà alcun risultato.
E se non bastasse,
lo scoiattolo rosso è minacciato anche da un nemico
invisibile: il vaiolo degli scoiattoli (virus del genere
Parapoxvirus.)
A quanto pare la specie grigia è un
portatore sano del virus che invece conduce lo scoiattolo
rosso alla morte nel giro di due settimane. La lotta,
come vedete, è duplice e l’esito è alquanto incerto, e a
rendere tutto più difficile è anche il disboscamento e
l’estensione delle zone abitate che alterano l’habitat
naturale per lo scoiattolo, e per tante altre specie.
Lo scoiattolo da campus è un evidente esempio di una
fauna che si è adattata agli ambienti urbani.
Avvicinarsi a uno scoiattolo negli originari ambienti
boschivi è molto difficile. Al contrario vedere uno
scoiattolo sulla spalla di un visitatore a riposo su una
panchina in un parco cittadino, che sgranocchia l’avanzo
di un cono gelato, è uno spettacolo abbastanza comune.
Ovviamente là dove gli scoiattoli ci sono.
L’adattamento segue l’istinto primordiale della
sopravvivenza. Le migrazioni degli animali, l’Uomo
compreso, altro non sono che lo sforzo continuo di
assicurarsi condizioni esistenziali migliori. I primi
accampamenti umani avvenivano là dove si trovava acqua e
cibo per nutrirsi, oppure materiale per crearsi una
dimora per sfuggire a predatori vari.
L’avvicinamento degli animali nei centri urbani segue la
stessa logica/necessità. Di fatto la città è un giardino
zoologico aperto dove sempre più specie trovano riparo e
cibo. Alcune scacciano altre, mentre molte specie
convivono tra loro e con gli esseri umani. La lista è
molto lunga e già attorno a noi si vedono rondini,
pappagalli, gabbiani, orsi, lupi, cinghiali e una
miriade di insetti.
Tra i roditori che hanno raggiunto lo status di
“animale urbano” vi è una specie amata e nel contempo
odiata. Amata dai tecnici per le sue caratteristiche
biologiche; odiata dai non tecnici per gli effetti
nocivi della sua presenza.
Parliamo dei ratti.
Uno dei più comuni è il Rattus norvegicus, proveniente,
a differenza di quanto il suo nome possa lasciar
immaginare, dall’Asia centro-settentrionale. Partendo da
qui, questo ratto ha colonizzato ogni parte del mondo
con esclusione solo dei due poli.
Ovunque si trovi,
ci resterà ormai per sempre.
L’essere riuscito ad
insediarsi in ogni parte del globo è stato possibile
solo grazie alla sua grande capacità di adattamento ai
diversi ambienti in cui è venuto a trovarsi, risultando
così in una specie in grado di “auto-proteggersi”
dall’estinzione.
Sul piano biologico il risultato è
davvero formidabile!
Vive un po' ovunque. Lungo i
corsi d’acqua, in zone umide, nelle fogne o nelle
discariche, al chiuso o in aree verdi, al nord o al sud,
mangiando di tutto, dai semi ai pesci, dai conigli ai
passerotti.
Onnivoro e onnipresente.
A questa sua capacità protettiva di adattamento ad
ogni contesto di habitat, la natura ha anche concesso
una capacità riproduttiva potenziata, dotando le femmine
di almeno 10-12 mammelle per nutrire la numerosa prole.
L’urbanizzazione, con la disponibilità abbondante di
cibo e di ricovero, ha ulteriormente potenziato questa
già potente capacità riproduttiva allungando la
“stagione degli amori” in tutto l’anno, consentendo così
almeno due-tre e forse più nidiate annuali (possono
arrivare anche fino a 5!), moltiplicando di fatto i
parti e nascite per ogni femmina.
Essendo il ratto
norvegese (il ratto cittadino per eccellenza!)
sessualmente maturo già dopo 12 settimane, un parto di
10 esemplari che avviene la decima settimana dell’anno
porterebbe la popolazione della colonia a un incremento
di 270 unità già per la 30ma settimana e a un incremento
totale annuo della colonia di 11.907 unità. (Studio
condotto da B. Corrigan).
Capite ora il meccanismo di
sovra-popolamento.
(Ratti di città)
Aggiungendo a queste caratteristiche una capacità
cognitiva sviluppata, si spiega ulteriormente anche il
perché il sovra-popolamento sia un problema di difficile
risoluzione.
Di tutti le specie di animali “urbani”,
noi umani detestiamo i ratti in quanto li associamo a
sporcizia, malattie e a un generale decadimento.
Purtroppo non ci accorgiamo che la loro sporcizia è in
realtà la nostra!
Ovunque vengano effettuate campagne
di derattizzazione, dopo una iniziale apparente
vittoria il Rattus norvegicus ritorna più numeroso e
più forte che mai.
Con le sue capacità cognitive, il
ratto è in grado di provare empatia per altri consimili
al punto di andare in soccorso ad altri membri della
comunità. Questa capacità rende l’uso di esche velenose
ad azione veloce inutile. Infatti, l’esemplare che
mangia un’esca velenosa, nel sentirsi male eviterà di
mangiarla una seconda volta trasmettendo il messaggio
agli altri ratti, i quali eviteranno il veleno. Se
invece, nel suo peregrinare, il ratto avvelenato non
dovesse tornare, gli altri eviteranno di seguire lo
stesso percorso, rendendo vano il tentativo di
eradicazione.
L’uso di sostanze velenose rimane al
momento la tecnica più seguita, ma la tecnica pare che
favorisca lo sviluppo di veri “super-ratti.”
Dopo
campagne pesanti di derattizzazione, la popolazione
urbana di questi roditori può diminuire in modo
considerevole ma si sa che è impossibile che tutte le
colonie vengano eliminate. I ratti che sopravvivono sono
quelli che (biologicamente) sono “i più forti”. Nelle
fasi riproduttive successive trasmettono queste
caratteristiche, dando origine a ratti più resistenti ai
comuni ratticidi, rendendo l’eradicazione ancora più
difficile!
La genetica potrebbe venire in soccorso
ma gli studi sul tema sono ancora agli inizi. Nel
frattempo si stanno sviluppando molte altre tecniche di
cattura con e senza l’uso di veleni, ma finché nelle
città i ratti troveranno tutto ciò che serve loro per
sopravvivere, sarà dura.
E la colpa è sempre
dell’Uomo.
(¹) Si racconta che von Hayek, filosofo/economista austriaco Premio Nobel in Economia, da una finestra che affacciava sul Main Quad dell’Università di Chicago definì la libera iniziativa come la scorciatoia che unisce due estremità di una piazza. In questa piazzetta il percorso perimetrale è segnato da un marciapiedi e all’interno della piazza vi è un prato, alberi antichi e cespugli di fiori vari. Seguendo l’istinto naturale di trovare sempre soluzioni risparmiose di tempo ed energia, l’indole umana ci porta a tagliare per la diagonale della piazza piuttosto che percorrere il perimetro. Von Hayek definì il marciapiede come la struttura di norme e regole dello Stato mentre la scorciatoia rappresenta la libertà di iniziativa e intraprendenza individuale, ovvero la mano invisibile che teorizzò Adam Smith nel ‘700.